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La monumentalità politica di Joana Vasconcelos

Aggiornamento: 29 nov 2021


“Tutto il visibile aderisce all’invisibile, l'udibile all'inudibile, il sensibile all'insensibile. Forse dal pensabile all'impensabile”


- Novalis


Joana Vasconcelos (1971) è un’artista plastica contemporanea portoghese che utilizza, con humor e ironia, oggetti di tutti i giorni per rappresentare messaggi politici ben chiari. Creando un ponte di contatto tra ciò che è pubblico e ciò che è privato, parla dello stato della donna, della società del consumo e dell’identità collettiva. Nel suo atelier nel centro di Lisbona, l’artista crea, con una squadra numerosa di collaboratori fissi, opere monumentali.


L’inizio della sua carriera internazionale è da ricondurre al 2005, anno in cui partecipò alla prima Biennale di Venezia - curata interamente da donne - con A Noiva (2001-05), una monumentale scultura a forma di sontuoso lampadario, costruito interamente con più di 14000 tampax, incartati nel loro involucro di plastica e assemblati con i loro stessi fili. Un’opera che racchiude in sé un messaggio femminista che, anche se non così diretto, è tutt’altro che didattico. Il materiale della scultura traduce la durezza del cristallo nella morbidezza del cotone, che secondo Crispin Sartwell si traduce in “un lavoro di tessitura, una fonte di luce diafana, una stravaganza dell'igiene femminile e persino una specie di abito da sposa”.


Nei lavori della Vasconcelos l’invenzione abbonda e l’artista si lascia trasportare da una poliedricità creativa che produce concetti in scale diverse e luoghi diversi, e che comunica al pubblico una varietà di messaggi forti e, allo stesso tempo, esteticamente piacevoli.


Unendo il concettualismo di Duchamp, al gusto estetico del XXI secolo e al pensiero dei grandi poeti romantici della letteratura, Joana Vasconcelos crea un linguaggio unico e paradossale con il quale da immagine a messaggi chiari e complessi.


L’artista presta tanta attenzione ai dettagli come alla totalità, si occupa di questioni intime e allo stesso tempo pubbliche, combina tecniche artigianali con tecnologie all’avanguardia.


Parte fondamentale dell’opera è anche lo spettatore che ci si avvicina; le opere d’arte non sono più parte esterna ed individuale rispetto lo spazio, poichè questo diventa un tutt’uno con il manufatto, e di conseguenza anche chi guarda si fonde con gli altri due elementi; il pubblico (e lo spazio) diventa così automaticamente parte dell’opera . Come nell’opera I’ll Be Your Mirror: una maschera veneziana di specchi incastonata in bronzo dove i visitatori possono vedere la propria immagine riflessa senza poter sfuggire ad essa specchiata negli innumerevoli specchi.


L’imponenza delle sue opere e il forte richiamo alla sfera femminile, insieme alla particolarità dei colori scelti per le opere tessili richiamano fortemente le Nanà di Niki De Saint Phalle, come Material Girl (2015) della serie Valkyries, opera che prende il nome dalle dee di battaglia della mitologia norrena, rappresenta lo spirito creativo e combattivo delle donne.


É straordinariamente difficile fondere l’artigianato con l’espressione, l’individualità con la comunità, il postmodernismo con ciò che viene dopo, la femminilità e il femminismo, la cultura e il capitale, tutto in un’opera coerente e monumentale. Unendo sculture con suoni, luci e motori, Joana Vasconcelos tocca, in chiave di denuncia, differenti temi sociali, come le questioni delle minoranze sociali ed etniche o questioni riguardanti la storia dell’arte, riuscendo a centrare perfettamente l’obiettivo.


Opere come Solitario (2018), la scultura ad anello di fidanzamento, costruito in cerchioni dorati e bicchieri da whisky in cristallo, commento sul consumismo e sul lusso o Marilyn (2009-2011), il paio di scarpe con il tacco fatto con pentole e coperchi in acciaio inossidabile, nata da una riflessione sul ruolo della donna nella società contemporanea, sia quello che ricopre nella sua vita domestica, che sia l’immaginario pubblico. Nel privato assume i panni e le responsabilità della casalinga mentre fuori dalle mura di casa deve rispettare certi standard di bellezza ed eleganza. Oppure Www.fatimashop (2002) un Piaggio Ape 50 con statue di Fatima fluorescenti, lampadine a raggi ultravioletti, MDF verniciato e timer; dove il titolo trae spunto da un sito web dedicato alla vendita di prodotti religiosi, la cui mera esistenza conferma lo strano rapporto tra consumismo e spiritualità


Le installazioni dell’artista sono veri e propri manifesti di denuncia politica, come dice l’artista stessa le sue opere hanno radici femministe ma non solo, ciò che di base la smuove, in fondo, riguarda I diritti umani: “io come donna considero le donne come esseri umani che ancora non hanno una serie di privilegi, non hanno una serie di diritti umani. Quindi, da questo punto di vista sono una femminista ma io lotto per i diritti umani, sia delle donne, che dei bambini e delle bambine, che delle minoranze etniche, degli omosessuali e così via. Penso che quando ci sia discriminazione è importante lottare. Credo che il mondo dovrebbe essere più egualitario”


Fonte d’ispirazione per l’artista è la vita di tutti i giorni, con i suoi simboli, gli oggetti d’uso, i comportamenti che assumiamo socialmente, tutti elementi che incontrano il suo lavoro per essere reinterpretati e sovvertiti in nuove narrative e punti di vista sulla realtà. In questo senso l’universo del quotidiano è una fonte inesauribile di significati. Il risultato formale di questa appropriazione e decontestualizzazione è un’allegoria perché, secondo Vasconcelos, «il fatto che questi elementi siano familiari permette una comprensione più veloce e più diretta da parte di chi osserva. Abbiamo tutti una memoria personale e collettiva degli oggetti che ci induce a fare delle associazioni, io gioco con questi costrutti.”



Bibliografia


Luca del Core, “I’m your mirror. Gli infiniti riflessi di Joana Vasconcelos in mostra a Rotterdam” in ArtsLife – the culural revolution online at https://artslife.com/2019/09/30/im-your-mirror-gli-infiniti-riflessi-di-joana-vasconcelos-in-mostra-a-rotterdam/


Agustín Pérez Rubio , Entrevista con Joana Vasconcelos sobre multiculturalismo, tradición, feminismo y escultura http://www.joanavasconcelos.com/multimedia/bibliografia/JV2011_AgustinPerezRubio_ES.pdf


Crispin Sartwell, “Beleza e Reconciliação na Arte de Joana Vasconcelos” in http://www.joanavasconcelos.com/multimedia/bibliografia/2015_MaterialWorld_CSartwell_PT.pdf



<Susanna Rovida , “Arte e dimminismo: Joana Vasconcelos allo Yorkshire Park” at https://www.exibart.com/arte-contemporanea/arte-e-femminismo-joana-vasconcelos-allo-yorkshire-park/



Sonia S. Braga, le (stra)ordinarie installazioni di Joana Vasconcelos. Ecco i nuovi progetti” at https://www.ad-italia.it/luoghi/arte-musei/2020/02/21/le-straordinarie-installazioni-di-joana-vasconcelos-ecco-i-nuovi-progetti/













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