Clara Pérez Almodóvar
La donna, il serpente e lo sguardo. Da Medusa alle femmes fatales
Sguardo penetrante, capelli fluenti, sangue e serpenti.
Tutti elementi che hanno assorbito i lati negativi delle storie sulla femminilità malefica. Nella cultura occidentale le immagini hanno avuto un ruolo fondamentale nella costruzione di questo stereotipo, e Medusa ne è l’incarnazione più celebre.
Da dove nasce l’associazione tra donna e serpente? E che significati le vengono attribuiti nel corso dei secoli?
Fin da tempi antichissimi è stato attribuito un legame tra la donna e il regno lunare fatto di tenebre, oscurità, ambiguità e caos -la luna infatti ha un ciclo della durata di 28 giorni, proprio come quello mestruale.
Come scrive lo storico delle religioni Mircea Eliade, secondo alcune popolazioni antiche la terra e la luna sono fatte della stessa sostanza.
Anche il serpente fa parte del regno lunare: è un animale notturno e sotterraneo. Il fatto che viva sotto terra lo lega anche al mondo dell’oltretomba e quindi alle dee della morte e della rigenerazione.
Inoltre cambia pelle, si trasforma: l’associazione con la sfera femminile nell’antichità rappresenta la forza della procreazione, del nutrimento, della morte e della rigenerazione.
Pensiamo alla Grande Dea minoica di Creta: ha dei serpenti attorcigliati in vita o attorno alle braccia. Le Menadi in preda all’estasi danzano coi serpenti, che vengono associati anche a divinità come Era, Ecate e Iside.
Nella cultura visiva occidentale ci sono varie versioni della fusione tra donna e serpente: la figura ibrida della Gorgone è una delle più diffuse. Deriva dal greco gorgos, spaventoso, evoca una creatura repellente. Nella Grecia arcaica (VIII-VI secolo a.C), il gorgoneion era una testa di pietra che riproduceva il volto della Gorgone circondato da serpenti con valore apotropaico, ovvero protettivo. L’archeologa Marija Gimbutas svolge delle ricerche sulla Grande Dea e i suoi simboli, scopre in Europa prototipi di maschere gorgoneiaas risalenti al Neolitico sotto forma di sculture, ma e vasi.

Antefissa a testa di Gorgone dal Santuario di Portonaccio, 510-500 a.C., Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia.
Nella mitologia greca le Gorgoni sono tre sorelle: Steno, Euriale e la più celebre Medusa, il cui sguardo ha il potere di pietrificare.
Nell’Antica Grecia del V e VI secolo a.C il serpente viene associato sempre più al maligno e alla morte, rappresentando i lati più oscuri del femminile.
Ma le connotazioni diventano irrimediabilmente negative solo a causa di quanto scritto nella Genesi. Nel Giardino dell’Eden è il serpente a sedurre Eva: la loro alleanza è la causa della Cacciata dal Paradiso e della mortalità degli uomini. Nell’iconografia cristiana del periodo medievale e moderno l’immagine di Eva si sovrappone a quella del rettile, diventando una chimera

"La Serpenta", la donna serpente di Michelangelo nell'affresco del Peccato originale e cacciata dal Paradiso terrestre, nella Cappella Sistina, 1510
Ma c’è un’ulteriore associazione a farsi strada nella mentalità occidentale: la pericolosità dello sguardo femminile, la malignità del serpente e i poteri mortali dello sguardo durante le mestruazioni
Nelle culture antiche Europee infatti l’occhio è l’allegoria della vulva delle dee della morte e della rinascita.
Nelle fonti visive e letterarie vengono associati allo sguardo femminile poteri magici e simbolici, di cui la nozione di malocchio assume le connotazioni negative.
La tradizione cristiana nell’Europa medievale ha alimentato questa paura: l’idea che lo sguardo di una donna potesse rovinare la salute, arrivando anche a provocare la morte, suscitava uno stato paranoico che giustificava la caccia alle streghe.
Secondo Mircea Eliade l’invenzione del mostro nelle culture antiche è stato fondamentale per dare una forma e superare il caos originale.
I mostri e le chimere personificano tutto ciò che è pericoloso e terribile. Sono un vero e proprio strumento di controllo sociale: servono a sancire divieti, spaventare i bambini e scoraggiare dal commettere azioni disdicevoli, pena rapimenti o morte.
Nella mitologia greca la maggior parte dei mostri ha corpi femminili. Oltre alle Gorgoni troviamo creature mostruose come Sirene e Sfingi, anche se non mancano ibridi maschili come Centauri e Ciclopi.
Il mito di Medusa serviva anche a dissuadere dal sovvertire l’ordine patriarcale: come numerosi altri episodi mitologici del mondo greco-romano, l’eroe uomo, Perseo, riscatta il mondo civilizzato da impulsi selvaggi e caos.
Non sorprende che oggi la figura Medusa sia molto spesso rivendicata come simbolo femminista e antipatriarcale in quanto vittima prima ancora che mostro.
Il mostruoso femminile tra la fine dell’Ottocento nella letteratura romantica e ancor più vigorosamente nella cultura cinematografica e televisiva nel corso del Novecento ha assunto la forma della vamp, la strega, la femme fatale.
Seduttrici capaci di ossessionare e inghiottire l’uomo, rendendolo succube e minacciandone la mascolinità. Sempre attraverso lo sguardo e la manipolazione estetica, che per la femme fatale è fondamentale per costruire un’identità femminile post-umana, ultraterrena.
Anche per questo si può assimilare al cyborg, che diventa espressione di autodeterminazione e addirittura si spinge oltre, sovverte la logica binaria.
Storici e psicoanalisti hanno letto la figura di Medusa come rappresentazione dell’alterità e allegoria della conflittualità maschile e femminile.
Secondo Freud i capelli serpentini di Medusa sono un sostitutivo del fallo e la decapitazione simboleggia il terrore della castrazione. Carl Gustav Jung invece vede in Medusa la proiezione del terrore ancestrale maschile nei confronti della femminilità.
Non resta che chiedersi quali altre forme e immagini assumerà questa conflittualità tra uomo e donna -o se mai verrà superata.
Bibliografia
JEAN CLAIR, Medusa, Abscondita, Milano, 2013
CHIARA CRETELLA, Effetto Medusa. Iconografia della violenza di genere tra arte e immaginario, Logo Fausto Lupetti, Bologna, 2013
MIRCEA ELIADE, Trattato di storia delle religioni, Bollati Boringhieri, 2008, Torino
ANGELA GIALLONGO, La donna serpente. Storie di un enigma dall’antichità al XXI secolo, Dedalo, Bari, 2012
MARIJA GIMBUTAS, Le dee viventi, Medusa, Milano, 2005