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Iconoclasm. Un tentativo alternativo di storiografia passata e riflessione contemporanea

Iconoclastia deriva dal greco εἰκονοκλάστης,(dal greco εἰκών - eikòn, "immagine" e κλάω - kláō, "rompo") e “ letteralmente significa distruggere le immagini sacre o politiche.

Nella storia dell’essere umano questa è una delle pratiche attuate più controverse, per differenti motivi, , soprattutto nella società contemporanea.


Fin dai tempi degli antichi egizi, le pratiche e le motivazioni sono sempre state differenti, ma l’obiettivo è sempre lo stesso: abbattere il potere personificato in raffigurazioni o statue.

Il movimento religioso che prende piede durante l’Impero Bizantino, nella prima metà dell’VIII secolo, si rende protagonista dell’episodio iconoclasta ad oggi reputato come uno dei primi esempi di iconoclasmo. Ciò che questa dottrina professa che l’adorazione delle icone spesso sfocia in una forma di idolatria chiamata iconodulia, ovvero, il culto dell’immagine. Questo causa, oltre ad uno scontro di dottrine, la distruzione materiale di una moltitudine di rappresentazioni religiose, senza esenzione per ciò che oggi classifichiamo come opere d’arte.


«Adunche al tempo di Gostantino imperatore et di Silvestro papa sormontò su la fede christiana. Ebbe la ydolatria grandissima persecuzione in modo tale, tutte le statue et le picture furon disfatte et lacerate di tanta nobiltà et anticha et perfetta dignità […] Et per leuare uia ogni anticho costume di ydolatria costruirono i templi tutti essere bianchi. […] Finita che fu l’arte stettero e templi bianchi circa d’anni DC.»


Anche Lorenzo Ghiberti, più avanti, tra il 1452 e il 1455, nei Commentari scrive con quali mezzi i primi pontefici avevano soppresso dalla società del IV secolo ogni traccia di paganesimo: statue, dipinti e templi furono distrutti o alterati per sempre.


In generale il termine iconoclastia venne utilizzato per indicare le altre forme di opposizione contro il culto delle immagini di altre epoche e correnti religiose: nell’Islam, con la proibizione della rappresentazione da parte d Maometto; il calvinismo e il movimento puritano da cui deriva la Riforma protestante che porta alla distruzione di molte statue ed effigi di carattere religioso in nord Europa. Dal fronte politico, invece, l’iconoclastia ebbe come obiettivo quello di togliere ogni pretesto dottrinale ai predoni islamici, che accusavano i Cristiani di idolatria, e di riportare sotto il controllo imperiale i vasti territori posseduti dai monasteri, non soggetti alle leggi imperiali.


Oggi, anche la dibattuta discussione aperta riguardo l’abbattimento dei monumenti dei movimenti anticolonialisti, come Black Lives Matter, o le devastazione attuate dall’ISIS a Palmira, potrebbero essere classificati come episodi di iconoclastia, poiché ogni momento storico-politico caratterizzato da una rivoluzione vede la distruzione come atto di liberazione dai simboli dal passato. Ma è d’obbligo analizzare minuziosamente ogni evento, nel suo minimo particolare, per non incappare in una banale generalizzazione, rischiando di equiparare, erroneamente, azioni che derivano dal basso, come i movimenti sociali anticolonialisti, e quelli completamente opposti ovvero le iconoclastie imposte dal potere. Dario Gamboni è uno dei sostenitori di questa tesi. Secondo lo studioso le immagini che documentano queste azioni di distruzione non sono mai neutre ma propongono un’interpretazione delle azioni iconoclaste ricercandone le motivazioni e giudicando più o meno esplicitamente gli esecutori.


L’arte, in modo più o meno diretto, è comunque sempre stata una vittima dell’iconoclastia.

La traduzione figurativa della teoria di Gamboni si può incontrare in Iconoclasm, l’opera del 2018, dell’americano Sam Durant (Seattle, 1961), una serie di grandi disegni, eseguiti in grafite, che rappresentano le aggressioni a monumenti pubblici. Il lavoro è il risultato di una lunga ricerca d’archivio dell’artista e si presenta come una grande testimonianza storiografica. Il modo di rappresentare questi momenti è perfettamente inscrivibile nella metodologia utilizzata per gli schizzi, ovvero una forma fuggitiva ma ad alta intensità realistica. Infatti, nonostante siano frutto di un lavoro d’archivio, le opere si presentano come una documentazione di momenti fugaci ma pregni di significato. Nelle scene raffigurate vengono inclusi atti religiosi e politici di distruzione , e si passa dagli episodi dei protestanti del XVI secolo a quelli dei fondamentalisti islamici contemporanei; azioni di iconoclastia mossi da un moto politico e culturale come il rovesciamento della Colonna Vendôme a Parigi nel 1871 o ancora la rivoluzione culturale cinese, l’abbattimento dei monumenti simboli del colonialismo in Centro e Sud America o le rivolte nazionaliste del 1956 in Ungheria ed Egitto.


Sam Durant, Iconoclasm - Paris 1871, 2018.


La serie è stata esposta per la prima volta a Detroit nel 2019 alla Library Street Collective e successivamente in altre città. L’esposizione più significativa è stata quella organizzata dal The Common Guild, un’organizzazione di arti visive scozzese, nel 2021 a Glasgow: un’affissione nello spazio pubblico, azione già sperimentata prima dell’esposizione in Galleria a Detroit. L’artista ha selezionato quattordici opere, rappresentanti diversi momenti di distruzione di monumenti nel mondo, dal 1572 al 2017, per attuare l’affissione nello spazio pubblico, facendo diventare così dei semplici disegni parte di un’azione di arte pubblica. Dai disegni originali, sono stati infatti creati dei manifesti in carta da esporre all’esterno, in strada, donandogli così la vulnerabilità, la fruizione e l’interazione causate da azione umana o naturale, tipiche dell’arte pubblica. “Una scelta singolare, che restituisce i monumenti alla dimensione pubblica”.


Affissione in spazio pubblico a Glasgow (11 Maggio - 17 Luglio). Sam Durant, Iconoclasm - Caracas 2004, 2018.


Questi lavori di Durant sono politici, sono una riflessione intorno al tema dell’iconoclastia ma non solo: si inseriscono in un dibattito contemporaneo molto acceso, ovvero quella della Cancel Culture e della discussione accesa su perché, e se, sia giusto abbattere i monumenti. Lo scambio e il dialogo che costruisce l’artista è quello tra le distruzioni del passato e quelle più recenti, interrogandosi e facendoci interrogare relativamente al momento storico preciso che si sta vivendo. La loro apparizione in diversi luoghi delle città richiama, appunto, l‘attenzione su questioni di rappresentazione nelle nostre strade: chi le occupa e perché.


Affissione in spazio pubblico a Glasgow (11 Maggio - 17 Luglio). Sam Durant, Iconoclasm - Mosul 2015, 2018.


Come dice il curatore Pedro Alonzo:


Iconoclasm, ricorda la nozione di una storia vivente, riflettendo il bisogno dell’umanità di celebrare e commemorare, così come la compulsione a distruggere i simboli di un passato che sono in conflitto con una specifica visione del mondo dominante. Dato l’aumento globale della polarizzazione politica, della disinformazione dei media, dell’estremismo religioso e del nazionalismo, l’iconoclastia rappresenta un’opportunità fondamentale per esplorare la relazione dell’umanità con i simboli del passato e come affrontarli mentre la società cambia”.


Bibliografia


The Common Guild. Commentaries. Sam Durant “Iconoclasm”, 17 May – 11 July 2021, Dr. Stacy Boldrick, Iconoclasm and the Museum, Routledge, 2020 consultabile at https://static1.squarespace.com/static/60c07faed502261d79b77ba9/t/61926303ae108d2907a0aeed/1636983556691/Commentary+by+Stacy+Boldrick+.pdf


The Common Guild. Commentaries. Sam Durant “Iconoclasm”, 17 May – 11 July 2021, Dr. Amanda Thomson consultabile at http://radar.gsa.ac.uk/7862/4/TCG_Commentaries_Amanda%2BThomson.pdf


E-flux, Announcements, Sam Durant: Iconoclasm. The Commond Guild, consultabile at https://www.e-flux.com/announcements/392441/sam-duranticonoclasm/



Yasmin Riyahi, Appunti di iconoclastia contemporanea, in “Quaderni di Venezia Arti 5”, Edizioni Ca’Foscari, Venezia, 2022 consultabile at https://edizionicafoscari.unive.it/media/pdf/books/978-88-6969-589-6/978-88-6969-589-6-ch-06.pdf


Lisa Parola, Giù I monumenti, Einaudi, Torino, 2022.



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