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  • Immagine del redattoreSofia Schubert

I Tarocchi: storie e significati nascosti

Aggiornamento: 10 mag 2022

C’è la Papessa e c’è l’Eremita, ci sono il Diavolo e il Mago, e poi l’Appeso, la Morte, la Torre. C’è tutto un popolo variegato di figure allegoriche che rimandano ognuna a un simbolo particolare. Ma è la prossimità in cui si ritrovano quando la sorte li avvicina, che ci dice qualcosa, che disegna un quadro di noi e del nostro mondo, che è tutto da interpretare da esplorare. Sulle loro origini le teorie sono numerose, spesso pittoresche e quasi mai probabili. In molti tendono ad individuarle in un Oriente misterioso non specificato, fra Cina, Giappone, India o Persia, ma, di fatto, senza prove sostenibili. è più probabile invece, che la loro origine sia da ricercare nei confini europei, o tutt’al più in quelli delle coste mediterranee. Per molti, l’insieme e il sistema di queste piccole carte rappresenterebbero uno dei grandi misteri dell’umanità. È chiaro che alla base di queste rappresentazioni così complesse e ricche di particolari, ci sia in realtà un disegno generale, una sorta di enciclopedia simbolica. Ma quale è il significato nascosto dei Tarocchi?


Rene Gueron ne “I simboli della scienza sacra” dice: “il popolo conserva così, senza comprenderli, i frantumi di tradizioni antiche, risalenti a volte anche a un passato talmente lontano che sarebbe impossibile determinarlo. Esso svolge in tal modo la funzione di una specie di memoria collettiva più o meno subconscia il cui contenuto, una quantità considerevole di dati di ordine esoterico, è manifestamente venuto da un’altra parte”. Possiamo ad oggi sicuramente affermare che i Tarocchi siano l’insieme, lavorato e sedimentato, di tradizioni antiche e diverse, che mischino temi cristiani, come i personaggi sacri dei vangeli, con le divinità pagane, che a loro volta tornarono nel mondo cristiano nel medioevo sotto forma di simbologie di caratteri umani e temperamenti, accanto ad altri simboli, arabi e ebrei. Infatti, la loro precisione, le relazioni fra le varie carte e la loro unità geometrica sono talmente definite che è difficile immaginare che tale opera, sia stata realizzata da un unico, solitario artefice.


Era una realtà che, nel pieno Medioevo, in molti territori affacciati sul Mediterraneo, come nel sud della Francia, in Spagna, o nel sud dell’Italia potessero sorgere una chiesa, una sinagoga e una moschea l’una accanto all’altra con le rispettive comunità in pacifica convivenza. Le tre religioni si rispettavano e i saggi di ognuna non erano in lotta fra loro, ma al contrario il loro studio si arricchiva grazie alla convivenza e al confronto reciproco. Se nei Tarocchi prendiamo come esempio gli arcani II, V, XIIII, VX, XX, XXI, ritroviamo una simbologia cristiana, unita a quella ebraica ed araba. Sul cranio dello scheletro dell’Arcano senza nome si distinguono le lettere ebraiche Yod-He-Vav-He che designano la divinità e sul petto dell’Appeso della Vita è possibile riconoscere le dieci sephirot dell’albero della vita cabalistico. Sugli Arcani Minori compaiono invece simboli musulmani: ad esempio, in cima all’asso di coppe, un cerchio con nove punti rappresenta evidentemente l’ennagono iniziatico. Per quanto riguarda l’origine araba, fondamentale sarebbe il gioco del Naibbe. Probabilmente arrivato in Sicilia durante la dominazione araba, ne avrebbe influenzato l’iconografia cristiana. l’Italia infatti è centrale nella storia dei Tarocchi, con la sua tradizione di spade, bastoni, coppe e denari, denunciati già nel 1423 a Bologna da San Bernardo da Siena, in quanto blasfemi. Nella sua orazione San Bernardo, fa in realtà riferimento solo ai quattro colori e alle figure, senza accenno ad altre simbologie. È tra il 1450 ed il 1470 che si situa un altro sermone di denuncia dove questa volta compaiono anche i Trionfi, o Arcani maggiori, stabilendo una differenza fra il gioco a quattro colori e le 22 carte chiamate già Tarocchi. Durante il Quattrocento sono già testimoniati diversi tipi di Tarocchi: i Tarocchi della Lombardia, le Minchiate Fiorentine e il Tarocchino di Bologna.


Eppure, nonostante le ricche teorie che ne indagano l’origine, non solo ad oggi nessuno sa chi abbia creato i Tarocchi, né dove né come, ma non si conosce neanche l’origine della parola Tarocco.

Per capirne l’iconografia e la simbologia servirebbero anni, noi cerchiamo solo di darne giusto un’introduzione. Innanzitutto, il tarocco è un essere da comprendere nell’insieme delle 78 carte, con un linguaggio visivo da considerare in tutta l’estensione dei loro particolari che forniscono a chi voglia interrogarli una serie di istruzioni di ordine fisico, morale e mistico. Infatti, la serie delle virtù, Forza, Prudenza, Giustizia e Temperanza, attiene alla famiglia dei precetti etici; la serie delle condizioni umane, Imperatore, Imperatrice, Papa, Matto e Giocoliere, ci ricorda la gerarchia alla quale l’uomo è soggetto; quella dei pianeti, Stelle, Luna, Sole, allude invece alle forze celesti che condizionano gli uomini.


Sono un insieme di rappresentazioni che operano su un piano superiore rispetto al visibile e al primo significato, fatti di allegorie e simbologie che si appoggiano su convenzioni e saperi filosofici o metafisici, proprio come qualsiasi altro quadro. Se prendiamo come esempio un mazzo di Tarocchi di Marsiglia, possiamo vedere che la prima serie degli Arcani Maggiori, ovvero le carte dall’I al X, rappresenta personaggi umani o animali in situazioni quotidiane, riconoscibili. La parte superiore della carta coincide nella maggior parte dei casi, con la testa del personaggio, tranne nel caso dell’Innamorato, dove nel cielo sono rappresentati un sole e un angelo. Potremmo chiamare questa serie “chiara”, perché rappresenta immagini che hanno una connotazione storica o sociale, in qualche modo reale. Nella seconda serie degli Arcani Maggiori, ovvero le carte da XI a XX, i personaggi e le situazioni assumono un carattere più allegorico e meno realistico. La potremmo definire più oscura, poiché sembra svolgersi in un universo psichico e spirituale, vicino all’onirico. Vediamo comparire personaggi mitici, angeli e diavoli, troviamo astri ed emissari divini. Analizzando gli sguardi dei personaggi, alcuni sono rivolti verso destra, altri verso sinistra, altri ci guardano dritto negli occhi. Alcune immagini ci ispirano simpatia, alcune repulsione, allegria o paura: e tutto questo ha un senso perché i Tarocchi sono soprattutto un sistema di proiezione della nostra psiche. Altra differenza fra gli Arcani è che quelli della prima serie compiono la loro azione verso l’alto: Il Mago solleva la bacchetta, l’Imperatrice e l’Imperatore sollevano lo scettro. Quelli della seconda serie, invece svolgono le loro azioni verso il basso : l’Appeso pende a testa in giù e la Stella svuota le anfore nel fiume ai suoi piedi.


In un primo apprendistato di interpretazione, bisognerà guardare gli Arcani come guarderemmo qualsiasi quadro del Mantegna, di Botticelli, di Raffello o di Tiziano: le carte altro non sono che piccoli quadri le cui allegorie e simbologie possono essere in un primo momento decifrate secondo alcune linee guida. Bisognerà iniziare con alcune parole chiave, per arrivare infine a delle prime interpretazioni, perché qualsiasi presentazione degli Arcani non ne esaurirebbe mai né i significati ne le energie o i simboli. Superato questo primo momento, le allegorie, aprono all’immensità delle interpretazioni e sapere lasciare parlare gli Arcani, significa aprirsi all’inconscio più profondo.


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