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  • Immagine del redattoreEdi Guerzoni

Geografia, tecnologia & estetica: Svetlana Alpers e la pittura olandese del 1600



Jan Vermeer, Soldato con ragazza sorridente, olio su tela (50,5x46 cm), 1658 circa, Frick Collection, New York


Una giovane donna sorride all’uomo che le siede di fronte. La cuffia e la camicia di un bianco intonso, insieme all’abito, dimostrano la sua appartenenza all’alta borghesia olandese. L’uomo in primo piano è girato quasi completamente di spalle, e baca con il gomito il limite del quadro con lo spettatore. Si intravede il suo profilo di tre quarti, adombrato dal cappello che lo copre dalla luce della stanza, tutta sul volto di lei. La finestra è la stessa di Ragazza che legge una lettera davanti alla finestra, e come in quel quadro è meticolosamente descritta, nella stessa prospettiva, tutta la stanza. Sullo sfondo, una grande mappa dell’Olanda e della Frisia Occidentale è l’unica decorazione della sala. Non sappiamo di cosa potessero parlare i due, ma visto che Vermeer è stato chiamato il “pittore del silenzio”, possiamo anche immaginare che si stessero solo sorridendo.


Ecco una descrizione di un’opera del tardo barocco olandese. E così avremmo potuto descrivere un’opera di Jan Van Eyck. Tutto è ritratto nel meticoloso dettaglio, e allo stesso tempo, qualcuno ci dà le spalle in una inquadratura di finta naturalezza. L’arte fiamminga, e poi olandese, ha una sua particolare autonomia che per anni è stata poco affrontata dalla critica.


Nel 1983 la storica dell’arte statunitense Svetlana Alpers dà alle stampe per la Chicago University Press il libro The Art of Describing - Dutch Art in the Seventeenth Century. Senza mezzi termini, Alpers costruisce la sua opera a partire dalla critica al metodo dominante all’epoca: quello dell’iconologia. Negli anni Trenta, Erwin Panofsky aveva stabilito una metodologia che si rivelò un gran successo: applicare lo studio delle fonti letterarie e poetiche dell’epoca da studiare, per comprenderne le immagini. Banalmente, ritrovare il poema o il libro teologico dai quali le scene dei dipinti erano ispirate. Questo metodo si applicava alla perfezione allo studio dell’Umanesimo e del Rinascimento italiani. Per Alpers, infatti, il contesto italiano aveva un’importanza tale per il metodo iconologico classico che non avrebbe potuto spiegare davvero l’arte del Nord Europa.


La cultura pittorica dell’Olanda tra 1400 e 1700 si fonda, secondo Svetlana Alpers, su pratiche diverse da quelle italiane. Basti pensare alla diversa concezione dello spazio prospettico: in Italia, è la prospettiva matematica di Alberti, con un punto di fuga, ad ottenere il successo secolare. Ma nello stesso periodo, in Olanda, la rappresentazione dello spazio si stava costruendo su altre fondamenta: i punti di fuga erano due, e si faceva ampio uso delle nuove scoperte dell’ottica.


I minuziosi particolari della pittura fiamminga erano da tempo il risultato dell’impiego di strumenti di ingrandimento. Anche nel quadro Soldato con ragazza sorridente, la scena è realizzata probabilmente con l’aiuto di un telescopio ribaltato. Non solo telescopi, ma anche lenti di ingrandimento, i primi microscopi e le camere ottiche erano ampiamente utilizzati nella pittura del Seicento olandese. Alpers analizza questo aspetto andando a dimostrare come non soltanto la letteratura dell’epoca moderna influenzasse la pittura di epoca moderna, ma anche i trattati di scienza e di economia. Le scoperte sul funzionamento della retina da parte di Keplero, per esempio, fondano una solida teoria dell’immagine dipinta. Ut pictura visio anziché ut pictura poesis.


Un terzo elemento che caratterizza non solo questo dipinto, ma tutta la pittura olandese del Seicento, è la mania per mappe e cartografia. Nel capitolo The Mapping Impulse in Dutch Art si parla di quanto fossero di moda le carte geografiche di ogni tipo. Utilizzate come decorazione, stampate in centinaia di libri, presenti sugli sfondi dei ritratti, delle nature morte, delle scene di genere. Anche in questo caso, la storica dell’arte vede una forte connessione tra l’amore per la geografia, la politica, l’economia e la pittura del tempo, sottolineando come avesse avuto una fondamentale influenza estetica. Alpers utilizza proprio Vermeer per dare un esempio di questa mania, che alle mappe presenti nei suoi dipinti applica addirittura la propria firma, come se si trattasse di un qualsiasi suo quadro.

The Art of Describing è un libro che ha sfidato l’approccio classico alla pittura olandese del Seicento. La descrizione per Alpers è il fulcro della poetica pittorica dell’epoca. Il testo viene accolto positivamente per molti aspetti, ma è anche criticato per altri. Alcuni fenomeni che influiscono sulla pittura olandese, infatti, avvenivano anche nel contesto italiano. Ma Alpers si attiene qui alla pittura di descrizione, appunto. Scene di genere, ritratti e nature morte non fanno parte della grande fetta di pittori di ispirazione italiana, come Rembrandt o Rubens, che non sono trattati nel libro.


Il metodo di Alpers vuole essere il più interdisciplinare possibile: non si tratta solo di estetica e poesia, ma anche di economia, antropologia e questioni geopolitiche. In Art of Describing la storica dell’arte evidenzia gli elementi che rendono particolare il contesto e la pittura olandesi, applicando ai propri studi quella decostruzione che imperversava nella storia dell’arte negli Stati Uniti, in Francia e in Inghilterra. La teoria estetica dell’epoca veniva criticata per distinguere ancora troppo il contenuto dalla forma, che in questo libro ritrovano una strettissima connessione. Il ruolo di Svetlana Alpers è quello di aprire la strada della storia dell’arte alla più complessa questione dei Visual Studies.


Svetlana Alpers ha aiutato la storia dell’arte a dare un valore particolare alla pittura olandese del Seicento. Il fattore ottico e l’attenzione al fenomeno dell’immagine avevano costruito la base portante di quella pittura, in diretta connessione ai loro predecessori, come Van Eyck e Brueghel, per poi passare da Chardin al Vedutismo, dalla fotografia all’iperrealismo.


Bibliografia


Svetlana Alpers, The Art of Describing - Dutch Art in the Seventeenth Century, Chicago University Press, Chicago, 1983

Mariët Westermann, Svetlana Alpers, The Art of Describing - Dutch Art in the Seventeenth Century, in The Book that shaped Art History – from Gombrich and Greenberg to Alpers and Krauss, Thames & Hudson, Londra, 2013

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